Il progetto LABIT, acronimo di LAboratorio Impresa del Terziario, nasce grazie alla volontà di Confcommercio Bari BAT ed al contributo della CCIAA di Bari al progetto : “Conoscenza e struttura imprenditoriale nella città metropolitana di bari e bat, attraverso la creazione del laboratorio di impresa del terziario”, con l’ambizione di offrire una fotografia aggiornata, dettagliata e strutturata del tessuto imprenditoriale della Città Metropolitana di Bari e della Provincia di Barletta-AndriaTrani (BAT). Un progetto che non si limita a raccogliere dati, ma che propone uno sguardo interpretativo sull’evoluzione delle imprese del terziario, mettendo a disposizione informazioni preziose per chi governa il territorio, per chi lo rappresenta e per chi vi opera quotidianamente. L’elaborazione è stata realizzata con il supporto di un gruppo tecnico coordinato da EconLab Research Network, nella persona del Prof. Alessandro Minello, Economista e Docente a contratto presso l’Università Cà Foscari Venezia, il quale insegna Economia dei sistemi d’impresa al Dipartimento di Management ed in collaborazione con il Centro Studi di Confcommercio Bari BAT ed il Centro Studi delle Camere di Commercio, “Guglielmo Tagliacarne”, assicurando rigore scientifico, neutralità dell’analisi e una restituzione dei dati accessibile anche a un pubblico non specialistico. Il lavoro, utilizza i dati ISTAT (archivio ASIA) per analizzare, con metodo rigoroso, l’andamento delle imprese attive nei settori del commercio, del turismo e degli altri servizi. Oltre all’analisi statistica, si coglie un chiaro intento progettuale: quello di costruire una piattaforma conoscitiva permanente, un vero laboratorio di osservazione e indirizzo per l’economia locale. Tra i dati che emergono con maggiore evidenza c’è sicuramente la prevalenza del terziario come motore imprenditoriale, con una struttura fortemente fondata su micro e piccole imprese, in larga parte organizzate come ditte individuali. Questo vale sia per Bari che per BAT, ma con qualche differenza: se Bari presenta un quadro più articolato e con segnali di maggiore diversificazione, BAT si distingue per la capillarità della presenza imprenditoriale e per una maggiore incidenza delle forme artigiane e individuali. L’ANALISI: La crescita delle imprese del terziario, tra il 2015 e il 2022, è stata significativa (oltre l’8% a Bari, quasi il 5% a BAT), segno di una vivacità che va riconosciuta e valorizzata. Tuttavia, il biennio successivo (2022-2024) segna un’inversione di tendenza, con un calo generalizzato delle imprese attive, in particolare nel settore del commercio, dove si registrano flessioni importanti: -8,2% a Bari e – 6,3% a BAT. Un dato che richiama l’attenzione sulla fragilità di un comparto storico, probabilmente sotto pressione per effetto dei cambiamenti nei consumi, della concorrenza online e delle difficoltà legate ai costi energetici e inflattivi. Interessante è la lettura dei dati relativi al turismo: Bari mostra una crescita del 2,6% tra 2022 e 2024, mentre BAT resta sostanzialmente stabile. Questo conferma come il capoluogo stia intercettando meglio i flussi e le opportunità legate al turismo urbano, congressuale e culturale, mentre BAT – pur avendo grandi potenzialità – non riesce ancora a trasformarle pienamente in crescita imprenditoriale. Un tema che andrebbe approfondito e affrontato con progettualità. Positiva, invece, l’evoluzione del settore degli altri servizi, che cresce in entrambi i territori. Qui si collocano attività professionali, sanitarie, sociali, educative, consulenziali, che spesso rispondono a nuovi bisogni della società. Un dato incoraggiante, che suggerisce la possibilità di rafforzare filiere innovative del terziario e attrarre nuovi profili professionali.
Un tratto distintivo dell’imprenditoria locale è la micro-dimensione: oltre il 96% delle imprese del terziario sono micro, con una forte prevalenza di ditte individuali. Questo modello imprenditoriale, se da un lato evidenzia una grande vocazione all’autoimpiego e alla capillarità economica, dall’altro presenta rischi strutturali, legati alla fragilità patrimoniale, alla difficoltà di accesso al credito e alla limitata propensione all’innovazione. In particolare, BAT mostra una densità altissima di imprese artigiane, soprattutto nei servizi e nel turismo, a conferma di una cultura del “fare” e della personalizzazione dell’offerta che è ancora viva. Questo patrimonio va però tutelato e accompagnato: servono politiche pubbliche e strumenti associativi capaci di rafforzare queste imprese, soprattutto in termini di formazione, digitalizzazione e reti d’impresa. Il valore del progetto LABIT non è solo nei numeri, ma nell’approccio integrato che propone. L’idea di costruire un laboratorio permanente, che possa monitorare costantemente l’evoluzione del tessuto imprenditoriale, rappresenta una buona pratica replicabile anche in altri contesti. I dati raccolti e analizzati possono guidare scelte strategiche, orientare le politiche di sostegno, suggerire dove e come intervenire. Per associazioni come Confcommercio, questo tipo di studio è uno strumento prezioso: consente di rappresentare meglio le istanze degli imprenditori, ma anche di progettare servizi mirati, campagne di adesione più efficaci, collaborazioni con gli enti pubblici più fondate. Considerazioni finali Il Progetto LABIT rappresenta molto più di una semplice fotografia statistica: è una lente attraverso cui leggere la realtà economica del nostro territorio, comprenderne le trasformazioni e, soprattutto, immaginare nuovi scenari di sviluppo. I dati raccolti e analizzati raccontano storie concrete, fatte di imprese, di imprenditori, di territori che cambiano. Dietro ogni numero c’è una scelta coraggiosa, un’attività che apre o chiude, una persona che investe sul futuro o si trova costretta a fermarsi. Uno degli aspetti più interessanti che emergono è la vivacità imprenditoriale diffusa, soprattutto nella provincia di BAT, dove la prevalenza di ditte individuali e imprese artigiane indica un territorio dinamico, reattivo, con una forte propensione all’iniziativa personale. Allo stesso tempo, questa struttura produttiva, così fortemente basata su micro-realtà, è anche estremamente vulnerabile: bastano poche variazioni nel contesto economico – costi in aumento, calo della domanda, difficoltà burocratiche – per mettere in crisi attività che non dispongono di riserve o capacità di investimento. Ciò che il LABIT mette chiaramente in luce è quindi una dualità: da un lato una grande energia imprenditoriale, dall’altro la necessità di rafforzare questo tessuto attraverso strumenti adeguati, servizi mirati, e una visione condivisa tra istituzioni, associazioni di categoria e mondo economico. È evidente come servano politiche più vicine alle esigenze delle micro e piccole imprese, capaci di accompagnarle verso la digitalizzazione, l’accesso al credito, la formazione continua e il ricambio generazionale. Altro elemento da valorizzare è la crescita degli “altri servizi”, un comparto meno osservato rispetto al commercio e al turismo, ma che si sta espandendo con forza. Qui si collocano le nuove professioni, il terziario avanzato, i servizi alla persona, alla salute, alla cultura. Sostenere questa componente può rappresentare una leva strategica per rilanciare l’intero comparto del terziario e offrire nuove opportunità, soprattutto ai giovani.