“I saldi estivi non sono andati secondo le aspettative, bisogna cambiare” Vito D’Ingeo, Presidente Bari Bat di Confcommercio.
“I saldi estivi non sono andati secondo le aspettative, bisogna cambiare” “I saldi estivi non sono andati secondo le aspettative, bisogna cambiare”: lo dice in questa intervista al Quotidiano il dottor Vito D’Ingeo, Presidente Bari Bat di Confcommercio.
Presidente D’Ingeo, come giudica il bilancio di questi saldi estivi?
“Sono andati non male, malissimo. Del resto era un fatto risaputo e prevedibile, neppure da perderci tempo. I saldi, per come sono organizzati e strutturati, non hanno senso, esistono per tutto l’anno con il commercio elettronico”.
E allora? “Ovvio che occorre trovare e anche presto, una nuova soluzione, cambiare sistema visto che questo non funziona più. Occorre pensare ad un sistema maggiormente moderno e al passo con i tempi, anche usufruendo del digitale, perchè no, con vetrine digitali. La tecnologia a questo serve e non deve farci paura, il commercio deve recepire le svolte della tecnologia e del progresso. E poi a mio avviso non è un fatto regionale, ma nazionale. Ovvero la normativa ha bisogno di una revisione statale e non locale. Oggi con l’aereo low cost la gente si sposta da una regione all’altra spendendo poco”.
Che vuole dire? “Che non siamo più nel 90 e bisogna avere la forza di sperimentare nuove vie, i commercianti dal canto loro devono fare uno sforzo di aggiornamento ed ammodernamento. Talvolta questo non succede, per pigrizia o per difficoltà a capire il nuovo. Alcuni, per fortuna non tutti, sono ancorati al passato”.
Che cosa propone? “Penso ai negozi di abbigliamento che sono tra i maggiormente colpiti. Basta con la boutique che vende solo giacche e pantaloni, ma si metta dentro un bar, un parrucchiere, una libreria, che sia uno spazio fruibile per tutta la famiglia e così diventa maggiormente attrattiva la visita”.
Non vi è dubbio che le vendite on line, che in buona parte evadono le tasse, vi danneggiano…
“Dobbiamo prendere atto della realtà e non piangerci addosso. Indubbiamente auspichiamo azioni più incisive dallo Stato, ma intanto dobbiamo darci da fare anche noi, usando la stessa tecnologia, scendendo sul medesimo piano”.
Quali i settori più debilitati?
“Come sempre, scarpe e abbigliamento. Ma lo ripeto, questo è anche causato talvolta da insufficiente apertura al futuro e alle nuove tecnologie. Poi la qualità si paga e i capi buoni costano, saldi inclusi. In giro non ci sono molti soldi e alla fine vi è chi va dagli outlet dei cinesi che si aprono e tre mesi dopo chiudono. Comprano le scarpe attratti a dieci euro e le stesse scarpe in poco tempo si rompono e bisogna acquistare le altre. Vi è chi compra sei sette paia. Non si capisce che alla fine chi più spende meno spende”.
I settori che al contrario vanno bene?
“Food e beverage, ma anche qui attenzione alla qualità e a mantenere standard efficaci e di valore”.
Il turismo? “I primi dati ci dicono che sia andata bene, con meno italiani e più stranieri. Tuttavia non possiamo non segnalare il calo di strutture non piene. Penso che dobbiamo riorganizzare la stessa idea del turismo dando precedenza a quello di qualità e professionalità con servizi adeguati. In pratica il prezzo alto deve trovare una giustificazione nel servizio, mettendo al bando i furbetti che purtroppo esistono e danneggiano il sistema. Noi siamo intervenuti. In ogni caso una lode per i dati positivi al buon lavoro degli Aeroporti di Puglia e ai porti di Bari e Brindisi”.
[da Quotidiano di Bari di mercoledì 11 settembre 2024, pagina 4 – di B.V.]