L’illegalità incide in modo molto pesante sul settore del commercio. E quanto emerge da uni indagine Confcommercio-Format Research presentata a Roma in occasione dell’evento “Legalità, ci piace!”, giornata nazionale ideata per promuovere e rafforzare la cultura della legalità. Stando ai dati nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mi1a posti di lavoro regolari. Andando a vedere i dati più nel dettaglio, il fattore che incide di più è l’abusivismo commerciale, che costa 10,4 miliardi di euro, seguito dall’abusivismo nella ristorazione (7,5 miliardi), la contraffazione (4,8 miliardi), il taccheggio (5,2 miliardi). In totale ammontano a 6,9 miliardi gli altri costi della criminalità, ovvero ferimenti, assicurazioni, spese difensive, mentre i costi per la cyber criminalità sono pari a 3,8 miliardi. Nel report si legge anche che il 62,8% delle imprese ritiene di essere penalizzata dall’abusivismo e dalla contraffazione. Gli effetti più pesanti sono concorrenza sleale (59,9%) e riduzione dei ricavi (29,1%). 1124,2% dei consumatori, infine, ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. La maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Gli acquisti online di prodotti contraffatti registrano un +30% rispetto al periodo pre-pandemia.
L’usura continua ad essere il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atro di vandalismo (21,1%). 1 furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket, un timore che è più elevato nelle città del Sud (25,6%). «La legalità è il prerequisito fondamentale per il lavoro, Io sviluppo e la crescita del sistema economico – commenta Vito D’Ingeo, presidente di Confcommercio Bari-Bat -. Una legalità che deve trovare risposte concrete non solo nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata, ma anche nella rimozione degli ostacoli alla libertà di impresa». Sulla questione D’Ingeo aggiunge: «Noi siamo accanto alle aziende, agli imprenditori, ai dipendenti. Insieme alle istituzioni, alle forze dell’ordine possiamo dar forza a chi rimane vittima di usura e possiamo combattere la contraffazione». Stando ai dati, però, circa il 32% delle attività non ha ancora utilizzato misure di sicurezza. D’Ingeo lancia un appello ai titolari di attività: «Venite a trovarci in sede, perché la sicurezza personale è il primo passo per combattere l’illegalità». Mentre sul discorso contraffazione il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli rimarca «Dietro ai prodotti contraffatti e all’abusivismo di frequente, per non dire quasi sempre, c’è il racket della criminalità organizzata. Se sul pubblico fanno più notizia estorsioni e rapine e agli imprenditori fanno più paura i furti, in realtà contraffazione e abusivismo non sono meno dannosi per tutti».
[Da Nuovo Quotidiano di Puglia di giovedì 30 maggio 2024 – di Montani Elga]